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1.19.2012

Emma Ruth Rundle

Bisogna ringraziare nuovamente Giancarlo, che in un periodo di torpore musicale (ma prossimamente uscirà il nuovo di Perfume Genius ed il nuovo di Shearwater), ha saputo consigliarmi quest'ottima musicista qui sotto, protagonista del post in duplice veste:
EMMA RUTH RUNDLE "ELECTRIC GUITAR 1"
Musicista nativa di Los Angeles, chitarrista di un gruppo prog-metal chiamato "Red Sparowes" (no, non fanno decisamente per me...), e componente di un altro progetto musicale, "The Nocturnes" (di cui sotto invece si approfondirà), che lasciando perdere il metal  e tutte le sue diramazioni (che non conosco e non voglio conoscere), invece si dedica a sonorità folk-rock un po' depresse, dunque con qualche accenno slowcore.
"Electric Guitar Vol. 1", uscito nel 2011, è il suo album di esordio come solista, e come la Rundle scrive sul suo bandcamp, si è sviluppato nel 2010 durante le sei settimane di tour Europeo con i "Red Sparowes". Passando quindi un mucchio di tempo sul pulmino tra una tappa e la successiva, ha tratto ispirazione dal susseguirsi di paesaggi che poteva scorgere attraverso il finestrino, per comporre con una chitarra elettrica, improvvisazioni di stampo ambient.
Le improvvisazioni si sono poi trasformate in 6 tracce che compongono l'album. I brani hanno continuità ed coerenza tali che nell'insieme danno l'impressione di essere fusi insieme in  un'unica traccia audio, in cui si alternano momenti puramente ambient e persino melodici, a distorsioni caotiche e momenti drone.
Beh, aspettiamo il Vol. 2!
Non lascio il link...basta digitare il suo nome per trovarne, ma lascio il suo bandcamp: 






THE NOCTURNES "AOKIGAHARA"
(Sapevo che la mia passione per il Giappone un giorno mi sarebbe stata utile, oltre che per il nome di questo blog).
Mentre il Monte Fuji nello Shintosimo è considerato un luogo sacro, tanto da essere considerato meta di pellegrinaggio, la foresta di Aokigahara (detta anche Jukai), situata alle sue pendici, è considerata invece un luogo infestato da "spiriti" ed "energie negative"...non è un luogo ospitale questo sì, è ricca di grotte vulcaniche, formazioni rocciose taglienti, e la sua traduzione suonerebbe come "mare di alberi", quindi un luogo in cui la vegetazione è piuttosto fitta, un luogo umido e buio. Forse proprio l'intrecciarsi di queste caratteristiche ha fatto sì che fin dall'antichità la foresta di Aokigahara sia considerata un luogo ideale per suicidarsi, tanto da venire anche appellata come "la foresta dei suicidi", date le decine di corpi che vengono ritrovati ogni anno tutt'oggi. In tal proposito, giusto qualche settimana fa anche il sito vice.com ha riportato il fatto, proponendo un documentario interessante:
http://www.vice.com/it/vice-news/aokigahara-suicide-forest-v3
Mentre nell'epoca "nobile" del Giappone, quella dei ronin, il suicidio prevedeva un rituale specifico in cui la parte estetica  aveva un ruolo di primaria importanza, oggi gli aspiranti suicidi sono più che altro "hikikomori" (post-adolescenti e non...), che non riuscendo a ritagliarsi un posto nella società, si isolano del tutto serrandosi in casa rifiutando qualsiasi tipo di relazione interpersonale, a questi si sommano poi anche i disoccupati a causa dalla crisi economica (e sappiamo tutti quanto il lavoro in Giappone sia alla base della propria dignità ed onore). I metodi più comuni oggi sono l'avvelenamento o l'impiccagione...spesso affidandosi ai consigli di volumi come "Il Manuale del Suicidio Perfetto" di Tsurumi...
Ben altra cosa era invece il Seppuku, il rituale del suicidio adottato dai samurai volto a preservare l'onore ed il prestigio. Avveniva con dinamiche molto precise ed aveva anche funzionalità estetiche: prevedeva il taglio del ventre (considerato come la sede dell'anima), che doveva avvenire da sinistra verso destra, e con un coltello tantō (il trattino raddoppia la vocale), oppure con una spada corta. Il samurai doveva compiere il gesto da inginocchiato, premendo a terra con le dita dei piedi, evitando così che il corpo si sbilanciasse e cadesse all'indietro invece che in avanti (sarebbe stato un tremendo disonore!).
Fin qui la tecnica è condivisa con il più noto Hara-kiri, invece il Seppuku (decisamente più onorevole), prevedeva anche il taglio della testa attuato quasi contemporaneamente allo sventramento. Il compito della decapitazione spettava alla persona più fidata e vicina al suicida, infatti doveva calibrare così bene il tempo da non permettere che il viso del samurai avesse il tempo di contorcersi in espressioni di dolore in seguito al suo sventramento! :)
Esisteva anche una variante femminile riservata soltanto alle mogli dei samurai, detta Jigai, che prevedeva invece il taglio della gola (mirando alla vena giugulare esterna...e dato il calibro e la portata immagino il fiotto di sangue che doveva partire...), sempre utilizzando un coltello tantō, e cosa fondamentale, i piedi dovevano esser legati in modo tale che il corpo restasse in posizione seduta, o se nel caso fosse caduto, comunque si sarebbero evitate posizioni disonorevoli per una donna...mah! :)
Ho svarionato un po', comunque, l'album parla ovviamente di morte, ma lo fa senza troppi patemi e senza atmosfere eccessivamente e scontatamente cupe. E' un viaggio ed una riflessione attraverso le tappe canoniche della vita di ciascuno, "The Cradle" ossia la culla, "The Road", "Craving" ossia il desiderio, "Love"... Nessuno brano prevale sugli altri, il tutto procede con la stessa intensità e sullo stesso livello. Emma Ruth Rundle contribuisce oltre che con la chitarra, anche con la sua voce che dona un chè di etereo a tutto il lavoro.
"Aokigahara", è il secondo album dei The Nocturnes, progetto nato nel 2007 inizialmente formato soltanto dalla Rundle e Dave Clifford, a cui si sono aggiunti Julian Rifkin e Paris Patt, con la pubblicazione nel 2008 dell'EP "Wellington" e nel 2009 del primo "A Year of Spring" (che consiglio di andare a ripescare).
L'album è scaricabile in via del tutto gratuita sul loro bandcamp:



Buon ascolto!! :)