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3.18.2013

...programmi per l'estate

Nulla si sa riguardo un possibile futuro album, quel che è certo è che Antony lo scorso 6 marzo a Parigi si è proposto in una nuova veste, anticipando quel che sarà il prossimo tour di fine primavera/inizio estate. Accompagnato da una nuova formazione di musicisti di stampo prettamente jazz ha presentato una serie di cover, alcune già note per chi colleziona l'infinita serie di registrazioni live dei suoi primi anni, mentre altre inserite nel suo repertorio per l'occasione, sotto il titolo "She's so Blue"... 










Buon Ascolto! :)




2.04.2013

Antony and the Johnsons live@Canal+ 2009

A quanto pare il Nostro apparirà da solo al festival di Sanremo, così riportano XL de La Repubblica e svariati altri siti...dopo anni di pellegrinaggi in giro per tutta Europa, questa non me la sarei mai immaginata! Scelta incomprensibile ed indigesta, tanto per il suo talento completamente al di fuori dalla portata di un evento così kitsch e bigotto, quanto per le conseguenti stupidaggini che verranno dette/scritte a riguardo.
Pazienza...una piccola parentesi su cui si cercherà di chiudere un occhio :)
Nel frattempo sono andata a ripescare nei miei archivi :) confrontando le numerose performance trasmesse nelle tv europee, e dato che non si trova in giro su web ho optato per questa registrata nel 2009 per Canal+...e l'ho messa su vimeo, così da offrire una valida alternativa per quella sera :) 
Setlist
Kiss My Name
Her Eyes Are Underneath The Ground
Epilepsy is Dancing
Another World
The Crying Light
Aeon


Buon Ascolto! :)

7.25.2012

Antony & the Johnsons - Paris - July 3, 2012

Ho impegato un'eternità ma alla fine ecco il riassunto del concerto...cioè...più che riassunto ha i connotati del romanzo!
Anche se sono giunta ormai in prossimità della seconda decina di concerti inseguendolo un po' ovunque, vedere Antony è sempre un'emozione particolare, o meglio, è un'esperienza a se...il senso di pienezza che regala l'attesa che separa l'acquisto del biglietto dalla serata dell'evento, la commozione e lo stupore di guardare i suoi gesti e la sua espressività così misteriosa a pochi metri da lui, e poi, quando tutto è terminato (tutto troppo in fretta), quel senso di malinconia che mi accompagna per giorni, quasi come ogni volta fosse l'ultima.
Ma insomma, in positivo od in negativo, Antony Hegarty è comunque un Artista (ribadisco) "a se", la sua unicità e la sua profondità non possono che evocare sentimenti contrastanti, forse come a riflettere l'essenza della sua Arte...una rara amalgama tra l'etereo o l'oscuro, capace di commuovere e far emergere quel lato sensibile che si cerca sempre di nascondere...ma su questo punto però non è il caso di soffermarsi ulteriormente ancora una volta, ed io non potrei che avere parole di ammirazione per lui.
Dunque, il tour 2012 prende il nome "Cut the World", lo stesso titolo del prossimo (quinto) album in uscita ad agosto, null'altro che un live registrato a Copenhagen lo scorso settembre (io ero presente alla prima delle due date...); tour  ancora una volta portato avanti con le orchestre sinfoniche, ed iniziato ufficialmente a Città del Messico lo scorso maggio (dove il Nostro, se ho ben capito, ha contratto un parassita intestinale), proseguito poi alternando qualche pausa per The Life of Marina Abramovic ad Amsterdam e poi ripreso a Parigi per terminare il 3 agosto a Stoccolma...e tutto ciò in totale assenza dei Johnsons (nemmeno Rob Moose alla conduzione). Il 5 agosto invece Antony suonerà finalmente accompagnato soltanto dai Johnsons per suo Meltdown Festival...se solo la notizia fosse uscita prima, col cavolo che andavo a Parigi...arghhh!!
A questo punto devo dire che quando a febbraio seppi della data a Parigi (tra l'altro la prima ad essere confermata), la mia storica accompagnatrice di concerti Antonyani mi disse seccamente "...finchè non torna con i Johnsons e non molla le orchestre, per me basta così...", a quel punto ho capito che qualcosa si è rotto nel meccanismo (forse si era già rotto a Bari), e non posso che trovarmi concorde con lei: visti 1-2 live sinfonici, li si è visti tutti, le scalette sono sempre uguali, e l'impostazione stessa non prevede due requisiti fondamentali che rendevano i concerti A&tJ tanto speciali quanto magnifici: l'improvvisazione ed una maggior intimità ed interazione forse dovuta anche ad una minore condizione di stress...quanto sembra nervoso e pignolo Antony ora, così preoccupato che tutto proceda alla perfezione. Sicchè, mancando la fotografa, le foto nel post le ho scattate io...e data la mia scarsa attitudine, il risultato è  alquanto pessimo, ma tant'è! :)

Prima di passare al concerto, mi va di aggiungere un altro lunghissimo prologo (tanto nelle ultime 3 settimane non ho scritto nulla):
arrivo davanti la Salle Pleyel poco prima delle 19, un'ora prima che inizi il concerto, pochissime persone in attesa all'ingresso e tra questi un signore con in mano un cartellone in cui chiede di comprargli o regalargli un biglietto (non so una parola in francese, ma suppongo comunque una delle due opzioni)...spero sia riuscito ad assistere al concerto lo stesso! Mi accingo all'atrio di questa struttura in stile art déco che lascia poco spazio alla luce e che da una sensazione un po' claustrofobica (nulla a che vedere con la fighezza extra-contemporanea della Koncerthuset!), una struttura pesante e troppo antiquata. Quando vedo che qualcuno si indirizza verso l'interno della sala, chiedo ad uno degli addetti come raggiungere il parterre (in inglese), e giustamente questo mi risponde in francese, ed a questo punto penso sia spuntato un grosso punto interrogativo sopra la mia testa, sicchè in maniera scazzata mi ha indicato la via puntando il uso dito con un odiosissimo movimento in slow-motion...vabbè.. Quando giungo all'interno della sala il copione si ripete con un altro addetto che doveva scansionare il bar-code del biglietto... (E' stata la prima visita per me a Parigi, fortunatamente solo due giorni e mezzo prima di migrare per le mie vere vacanze decisamente più a nord, ma nonostante il breve soggiorno, dover far fronte a questa loro supponenza della lingua mi ha creato una certa inquietudine). Manca ancora mezz'ora all'inizio del concerto ed in sottofondo scorrono brani da "Melancholia" di Basinski, e rasserenata da ciò ho fatto qualche foto allo stage impreziosito da pannelli argentati su cui gli effetti luce creeranno riflessi molto particolari.

La sala è piuttosto minimalista, giocata sul contrasto rosso delle poltrone, bianco delle pareti...i miei gusti sono indirizzati su un design decisamente più contemporaneo, ma bisogna dire che l'acustica della Salle Pleyel è davvero impeccabile! Pian piano la sala si riempie, qualcuno arriverà alle 20:00 spaccate, altri arriveranno a concerto iniziato...ed altri a concerto quasi terminato...vabbè...un elemento di disturbo che una buona organizzazione avrebbe evitato! Su questo punto si arriva alla parte peggiore tra tutte: ok che è vietato fare fotografie, registrazioni, filmati e quant'altro (difatti su youtube esiste un unico filmato di tutta la serata, e realizzato da qualcuno molto lontano dal palco), ma per tutta la durata del concerto è stato un via-vai continuo di addetti che passavano avanti ed indietro assicurandosi che nessuno osasse estrarre dalle proprie borse alcunchè, oppure per far accomodare i ritardatari...a questo si aggiunge il fatto che io ero in quarta fila e tra la mia poltroncina e la terza fila ci fosse un corridio adibito al passaggio...sicchè questi ad ogni ronda mi coprivano la visuale...arghhh!!!

Basta, veniamo al concerto:
Sale sul palco l'Orchestre National d'Ile de France in un outfit completamente bianco...tutti uomini eccetto che per due violiniste...segue la solita accordatura e poi giunge sul palco il pianista che sta accompagnando Antony in tutto questo tour estivo: Gael Rakotondrabe. Le luci si abbassano e poco dopo arriva Antony. Per lui un outfit invece oscuro, molto diverso dai capi in seta colorata indossati nel precedente (brevissimo) tour 2011; un eyeliner nero molto pesante ed un vistoso ombretto di un azzurro acceso capace di far risaltare i suoi occhioni blu, con il risultato di uno sguardo piuttosto severo e malinconico. Un vecchio vestito ormai sgualcito e scolorito, su cui poggia un mantello nero (o forse meglio definirlo poncho?), che lo avvolge quasi ad impedire allo sguardo di delineare i suoi limiti corporei, ed ancora un collare (con aggiunta di make-up nero sotto al collo), attorno cui il mantello va a fissarsi...difficile dire se collare e mantello fanno parte dello stesso abito, o se questa sia una combinazione di elementi, comunque sia il risultato voluto (ed ottenuto), è quello di una presenza spettrale, ed è alquanto magnetico. A completare il tutto, bisogna aggiungere, un paio di scarpe stringate di un rosa lucido...ed è da dire che il binomio era perfettamente intonato.
Come detto, le luci si abbassano, Antony spunta da dietro le quinte e senza dire nulla nè accennare qualsiasi gesto od espressione, si porta al centro del palco. Il suo sguardo è freddo e da l'impressione di essere innervosito (ma probabilmente il make-up ha enfatizzato questa sensazione). Risuonano le prime note al pianoforte, si tratta di "Rapture", dapprima Antony rimane immobile con lo sguardo fisso rivolto sul fondo della sala, la sua voce è magnifica e potente, poi pian piano le sue mani cominciano a muoversi delicatamente, riprendendo in qualche modo la forma espressiva del Butoh, ed infine, come si trattasse di una costante evoluzione, i suoi movimenti diventano via via sempre più impulsivi, netti, scatti quasi violenti, ma tutto ciò non fa che arricchire il brano di una particolare e rabbiosa carica emotiva. Segue un timido applauso, forse un po' tutti siamo ancora inebetiti dalla sua Presenza e dal suo look così oscuro, lui accenna un timido "Merci" e senza aggiungere nulla procede immediatamente con "Cripple and the Starfish", i suoi gesti sono ancora pesanti ed impulsivi, ma il suo viso comincia a lasciar trasparire un maggior grado di relax, tanto che un certo punto strizza l'occhio ed accenna un sorriso compiaciuto ad un ragazzo seduto in prima fila.
Segue in scaletta "For Today I Am a Boy", Antony si scioglie, i suoi movimenti sono fluidi e trasportati da una forte carica emotiva che lo porta sul filo, trattenuto a fatica, della commozione. I suoi occhi sono visibilmente lucidi, la sua voce sceglie un percorso quasi recitativo tanto da rallentare il corso del brano per enfatizzare l'intimità imbarazzante di questo splendido brano (imbarazzante nel senso che da ascoltatrice ogni volta che ascolto questo urlo di rassegnazione, mi sembra di violare il suo "io" più profondo); gli applausi partono ancor prima che termini, ed è un peccato perchè il finale con effetto ansimante, quasi fosse un singhiozzo, della versione orchetrale, è sempre splendido!
E' la volta di "Epilepsy is Dancing" che Antony decide di arricchire con rumorosi ed energici schioccare di dita che spesso non seguono la ritmicità del brano ma creano in maniera spasmodica un effetto da brividi specialmente sul crescendo "Now is Passing, Now I'm Dancing". Finalmente dice una mezza frase, nulla più di un semplice "sono contento di suonare a Parigi", poi 4 laser verdi si posizionano creando una barriera che scorre davanti a lui, le luci trasfromano il palco in una nuvola fucsia, risuonano le prime inconfondibili note del giro di pianoforte di "Crazy in Love", la voce di Antony è così morbida ed eterea che mi viene da paragonarla al versicolare di un bellissimo gatto in vena di coccole, ed anche in questo caso il trasporto emotivo che riesce a donare al brano è così intenso da farmi commuovere fino alle lacrime.
Senza accennare ancora nulla, si siede al pianoforte, le luci che si riflettono sulla scultura sospesa ed ora diventano oscure...è la volta di "Swanlights". La versione orchestrale, ancor più di quella album, ha una resa ipnotica ed evocativa, l'intro ha sempre la capacità di rimbombarti dentro le ossa, una frequenza che riesce a penetrare i tessuti per restarvi sedimentata a lungo all'interno, proprio come si trattasse di una radiazione...il lento incedere del finale che si trascina a fatica poi non fa che esaltare la magnifica complessità che il termine "swanlights" assume nell'Arte di Antony.
Tornato alla postazione in centro palco, introduce "Cut the World", appunto un brano scritto per "The Life and Death of Marina Abramovic" e che sarà il punto centrale del prossimo full-lenght,; brano che per lui assume particolare significato in quanto ben riassuntivo del suo discorso sul potere del femminino, un esorto al cambiamento accettando tutti i rischi che ciò consegue, ma senza aver paura di perdere qualcosa perchè il cambiamento è l'unica possibilità rimasta. Due fasci di luce bianca si incrociano a mezz'aria sopra le nostre teste, partendo dai lati opposti del palco (un effetto incantevole), parte il giro di piano ed Antony inizia a cantare, ma dopo circa 20 secondi esclama..."Sorry, I have to sneeze!!" ;), così si interrompe, interrompe l'orchestra, starnutisce (persino il suo modo di starnutire è splendido!!), si scusa imbarazzato e divertito, ribadisce di aver starnutito... ;) e così: i due fasci laser bianchi tornano ad incrociarsi sopra le nostre teste, parte il giro di pianoforte, parte l'orchestra ed Antony inizia a cantare...questa volta è quella buona! Quando la sua voce si intensifica sul passaggio "...but when will I turn and cut the world?...", tremano persino le poltrone, talvolta però il pianista è in ritardo ed Antony deve un po' allungarsi sulle vocali, ma questo poco importa... Guardare i movimenti delle sue mani mentre la sua voce si flette tra tonalità ondulanti e continue modulazioni è spossante quanto commovente e dopo le precedenti occasioni (Copenhagen e Bari), capisco in maniera definitiva che ascoltare "Cut the World" dal vivo è un'esperienza che resetta gli indicatori del mio senso del "bello". Non parvo della splendida esecuzione, decide di regalarci un altro momento emotivamente destabilizzante: lascia riposare un attimo l'orchestra e chiede al pianista di accennare nuovamente lo stesso giro di pianoforte e continua così, in maniera intima con "Cut the World" in versione acustica. Le sue modulazione vocali si fanno ancor più strambe ed affascinanti, questo non dura più che un minuto ma...si tratta di 60 secondi indimenticabili!
Segue un lungo silenzio riflessivo, lo sguardo oscuro fisso nel vuoto di Antony riesce a riempire ugualmente quei secondi di vuoto, poi le luci si abbassano di intensità, assumono tonalità del blu scuro, un fascio di luce leggermente più chiaro illumina soltanto il suo viso...ecco il fantasma, il riflesso luminoso, l'ologramma...quell'eterea Presenza sul palco capace di lasciarti frastornato con un solo sguardo o movimento delle sue mani. Quell'eterea Presenza dotata di una sensibilità fuori dal comune capace di esprimere la sua angoscia globale nel raffinato minimalismo di "Another World"...spiazzante!
Seconda sorpresa: senza l'appoggio orchestrale improvvisa qualce secondo di vocalizzi per poi fermarsi di colpo e raccontare del suo primo viaggio a Parigi; aveva 16 anni ed aveva deciso di frequentare per qualche mese una summer school con l'intento di imparare il francese. Spiega che per l'intero soggiorno è stato in un hotel a  a Montmartre e che era solito recarsi nei giardini presso Camp du Mort (o Nord?...non ho ben capito)...a questo punto si blocca in un ulteriore lungo silenzio, il suo sguardo è fisso a terra e soltanto dopo un paio di minuti (quanto mi sarebbe piaciuto ascoltare dove voleva andare a parare), introduce "Kiss My Name". Immaginando che tutti noi presenti in sala tra una 50ina di anni saremo morti, comunque i nostri "spiriti" continueranno a vagare tra i vivi, così come lo "spirito" di un bambino morto che chiede alla propria madre di prendersi cura di lui...parte il brano ed Antony è alquanto danzereccio, adoro ogni volta quando arriva il momento in cui porta la mano al lato della bocca per amplificare quell'urlato "kiss my name" centrale, protende le sue braccia verso l'alto con movimenti goffi ed accompagna l'orchestra nuovamente con rumorosi ed energici schioccare di dita...la sua presenza scenica è sempre da lode :)
E' la volta di "I Fell in Love with a Dead Boy", io già mi preparo il fazzoletto...e faccio bene perchè quella pausa di silenzio mi fa sempre partire la lacrimuccia :) Probabilmente questo è il brano che ha suonato più volte in assoluto dal vivo, eppure ogni volta mi sembra una versione completamente differente da tutte le altre ascolate in precenza, ed a giudicare da come esplode il pubblico in applausi ed urla, direi che la pensiamo un po' tutti quanti così!
"Salt, Silver, Oxygen": è da premettere che il pianista è stato ancora in questo caso più volte in ritardo e che Antony, nuovamente, ha dovuto spesso dilungarsi nelle vocali (sia inteso che comunque si è trattata di un'esecuzione sublime!), così alla fine del brano si dimostra insoddisfatto (ma si sa che questi sono soltanto pretesti per poter parlare...piccoli espedienti che utilizza spesso e che funzionano alla grande), si scusa per i continui allungamenti che terminavano con un calo di tonalità e ricanta i versi che meno gli erano piaciuti a livello di resa. Spiega che si tratta di un brano a cui lui tiene moltissimo (ovviamente torna la questione del femmineo) e ricalca in particola modo il verso "...dancing with her casket Christ becomes wifes..." che ha per lui un profondo significato. "Gesù è una donna, Allah è una donna, Buddah è una madre", esorta il cambiamento, "è importante che gli uomini si facciano da parte", è il momento che le donne inizino a governare. "Se abbiamo un futuro, e sono preoccupato che in realtà non lo abbiamo, è in mano alle donne". Riflette sull'emancipazione femminile, constatando che in media soltanto il 30% di qualsiasi governo è occupato dalle donne, e lui vorrebbe un semplice switch...se ogni uomo al potere lasciasse il suo incarico alla moglie, avremmo il 70% dei governi occupati da donne, ed è ciò a cui auspica con forza (purtroppo qualche fischio si sente provenire dal fondo della sala...). "Potere al femminino, potere alle madri", e da qui dilungandosi sul discorso arriva LA SORPRESA:
"Trust your Mother" in versione acapella, uno splendido regalo (da quanto tempo non improvvisava più?!?). Chiede ad un ragazzo seduto in prima fila di tradurgli le parole in francese...dovrebbero esser queste (posto il fatto che io non conosco una parola in francese): "Crois in ta mère, avec ta vie" e chiede al pubblico di cantarla con lui...per breve tempo viene accontentato, poi decide di scatenarsi da solo con la versione tradotta, i suoi vocalizzi contorti ed alieni sono da pelle d'oca e per un momento sembra di rivivere quel periodo in cui sul palco era accompagnato soltanto dai suoi Johnsons e spesso la sua vena creativa e sperimentale prendeva il sopravvento...quanto mi piace l'Antony così!!
Al termine si rammarica di non essere in grado di cantarla come avrebbe fatto Edith Piaf :)...sarebbe stato un po' disturbante, meglio di no!
Da l'ordine all'orchestra di suonare da capo "Salt, Silver, Oxygen", tiene moltissimo alla perfetta riuscita di questa...ma qualcosa non va...riparte da capo dicendo "It's going to be a long night!" (tra me e me penso che durasse anche 3-4 ore non sarebbe certo un problema!), ma s'incarta di nuovo a metà brano e così si arrende per passare oltre "Sorry, I can't do this again", così si passa a "You Are My Sister" ed anche in questo caso mi stupisco di quanto sia meravigliosamente emozionante questo brano, i suoi occhi si inumidiscono ancora...e così anche i miei...4^ fazzoletto! L'unica pecca è stata l'intensità di un faretto puntato dritto ad altezza occhi, tanto che ad un certo punto si è dovuto spostare nella penombra.
"The Crying Light" parte un po' sbilenco, ma presto recupera; arriva il momento in cui Antony viene ingabbiato dagli effetti laser e questa totale dichiarazione d'amore artistica è uno dei momenti che attendo sempre maggiormente; è un peccato che spesso l'esecuzione "soffra" di rallentamenti ed errori commessi dal pianista, comunque sia si tratta ugualmente di 3 minuti di assoluta bellezza, che lasciano però intendere la serata stia ormai tristemente volgendo al termine.
Seguono i ringraziamenti riservati all'orchestra , al pianista, al conduttore e l'annuncio dell'ultimo brano in scaletta prima dell'encore: "Twilight", uno dei pochi brani che grazie agli arrangiamenti orchestrali, ha acquisito realmente valore. Il lungo finale del brano enfatizza la sensazione di tristezza che comincia a farsi sentire, la consapevolezza che quell'ora e mezza abbondante di incanto sia prossima alla fine.
Ringrazia tutti i presenti, saluta e sparisce dietro le quinte, segue l'abituale standing ovation arricchita da applausi che si dilungano per un paio di minuti, così torna sul palco e si siede al pianoforte, mentre una ragazza dal pubblico urla "When in Morocco?", ma lui capisce "When a hot-dog?" con espressione basita :)...la ragazza urla ancora più forte di prima ed Antony risponde che un amico gli ha parlato molto bene del Marocco, eccetto che per gli scorpioni che vivono nel deserto, ma che comunque sa dell'esistenza di un festival di musica spirituale che lo interessa molto ed un giorno vorrebbe andarci (in realtà non ha dato l'impressione di essere molto convinto di ciò che stesse dicendo...). Ringrazia nuovamente tutti per la piacevole serata e confessa di essere piuttosto stanco ma di essersi divertito (spero!), così parte "Hope There's Someone", splendidamente eseguita ed interpretata ma si risparmia sull'urlo di disperazione finale che la contraddistingue...la sua voce non ce la faceva davvero più!
Sul suo volto appare un sorriso naturale e compiaciuto...dati gli applausi è costretto a tornare altre due volte sul palco per ringraziare, per poi svanire del tutto, lasciando spazio a quel senso di maliconia latente che segna la fine. Tra l'altro a vedere il concerto ero pure sola, ed il supporto della mia cara Arianna mi è mancato moltissimo in questo momento...i nostri sguardi empatici e commossi nell'attimo in cui si riaccendono le luci sono sempre stati dolorosi quanto rassicuranti.
Comunque sia riesco a farmi dare da un energumeno dello staff la setlist ("Ghost" non l'ha suonata):

Quando esco dalla Salle Pleyel sono appena le 22:00 ed il cielo è ancora chiaro...questo è un po' alienante per noi italiani abituati a tutt'altri orari...comunque sia , mentre mi dirigo sotto la Tour Eiffel per vederla illuminata (tra l'altro non pensavo, ma è in una zona degradatissima!!), con una mano mi tengo ben stretta la borsa e con l'altra faccio una lunga telefonata all'Arianna, giusto per maledirla un po' perchè non era venuta, ma soprattutto per dirle che condivido il suo pensiero, ossia: le orchestre ci hanno rotto abbastanza, ma che tuttavia si era persa un signor concerto dell'Antonio...e questo non è certamente poco!!

Amen :)

5.31.2012

Tearz for Animals

Settimana di latitanza anche se uscite interessanti non sono mancate affatto (Parallel 41, Johann Johannsson, Huschka/O'Halloran/Johannsson...), cercherò di recuperare la prossima, intanto:

...Tearz for AnimalZ comunque sarebbe stato più figo!
Buon week-end! :)

11.26.2011

Turning

Come già anticipato di ritorno da Copenhagen nel post relativo al live dello scorso 2 settembre, l'11 novembre (sempre a Copenhagen) è stato presentato in anteprima parte del film/documentario "Turning", che riprende il noto tour degli Antony & the Johnsons qui in Europa nel 2006, realizzato in collaborazione con Charles Atlas.
Per chi come la sottoscritta è stato a Roma quel 31 ottobre 2006 (od il giorno dopo), sicuramente ha ancora ben impresso lo stupore e la poesia della serata, per chi è mancato: Turning è l'unione tra la musica sempre emozionante degli Antony and the Johnsons (nella loro formazione più classica: Kent, Moose, Moston, Langston e Parker...più qualche aggiunta) e lo sfondo visivo creato dal regista e video-artist Charles Atlas. La performance live prevedeva le orchestrazioni curate dai Johnsons, accompagnate dalle prodezze vocali di Antony e dalle immagini di 13 modelle queer newyorkesi i cui ritratti, intimi, misteriosi e di forte impatto emotivo, si avvicendavano sia sul palco, che proiettati in formato video. Il tutto offriva modo di riflettere riguardo il significato di innocenza, metamorfosi, identità ma anche sulla fisicità.
Questa a lato è una fotografia scattata da Mie Brinkmann, fotografa Danese molto interessante, che dopo tanti scatti di moda a cui Antony si è prestato, è riuscita (ed in questo in maniera particolare), a far emergere quel senso di indefinito che caratterizza Antony, non riferendomi certo alla questione legata alla sua identità di genere, ma al suo lato artistico, alle sue riflessioni, alla sua profondità. In occasione appunto della presentazione di Turning, Mie Brinkmann ha realizzato con Hegarty ed Atlas, il lavoro affascinante che si può vedere per intero sul suo sito:
http://miebrinkmann.dk/?page=news&id=antony-and-atlas#more

Aspettandosi che il film sarà disponibile prima o poi anche per il pubblico (un bel DVD non sarebbe male!!), intanto è disponibile il teaser:

Turning (Work In Progress) from disco naïveté on Vimeo.

In realtà mi ero decisa finalmente a scrivere di Hildur Gudnadottir, superando parte dei miei timori di risultare estremamente superficiale ed indelicata...data la sua particolare discrezione e riservatezza, poi d'improvviso è "spuntata" questa cosa...ed ha preso il sopravvento :)
Buon week-end! :)

7.11.2011

The Life and Death of Marina Abramovic "Cut the World"

Sono di corsa, ma comunque DEVO postarvelo qui:
come noto, sabato scorso, 9 Luglio è andata in scena la prima dello spettacolo teatrale "The Life and Death of Marina Abramovic"...(senza scrivere nuovamente tutto a riguardo, andate qui: http://omote-no.blogspot.com/2010/10/life-and-death-of-marina-abramovic.html ), spettacolo che sarà nel programma del Manchester Festival fino al 16 Luglio. Per chi come me smania di andare a vedere lo spettacolo sia per la Abramovic, che per Dafoe ed ovviamente Antony (tre icone per me), lo spettacolo diretto da Robert Wilson sarà in programma la prossima primavera a Madrid...e lì ci andrò di sicuro!
A  quanto si sa Antony ha scritto 9 brani, ma si esibisce cantando soltanto in questi:
-Your Story, My Way
-Cut the World
-Snowy Angel (in realtà brano di Baby Dee...qualche "vecchia" registrazione  in cui lui si cimenta nella rivisitazione di questa canzone, dovreste trovarla ancora in giro...)
-Volcano on Snow
gli altri brani sono invece affidati all'interpretazione della Abramovic e di Willem Dafoe.
Un'anima pia ha postato un video professionale di 14 minuti, relativo allo spettacolo (non so se è stato girato durante le prove o proprio durante la première), comunque sia è così diviso:
-Clip 1: le note sono riconoscibilissime da ogni Basinki-addicted come me, si tratta di "The Disintegration Loops" su cui, non ho idea di come ci riesca, ma Dafoe ci mette la voce con un risultato più che interessante....già a questo punto le scenografie e l'atmosfera ricreata sul palco mi fanno venire un'invidia pazzesca per chi ha avuto tempo e modo di organizzare una scappata a Manchester...argh!
-Clip 2: eheh....Antony canta questa "Cut the World"...ed é una meraviglia!! Ma la vera sorpresa è la Abramovic, piuttosto suggestiva, ricorda un po' i modi di Little Annie, no?
-Clip 3. un'altra parte dello spettacolo con la Abramovic e Dafoe...
Potete guardarlo qui: http://vimeo.com/26227219
oppure solo la parte relativa a "Cut the World:

2.15.2011

Antony ci è cascato un'altra volta! :)

Ogni tanto Antony sembra avere la necessità di prestare la sua voce in brani ad elevato tasso di tamarraggine...è capitato nel 2008 con il progetto "Hercules and Love Affair" che tutti conosciamo bene dato l'enorme successo riscosso, ci si ricorda soprattutto il brano "Blind", ma nello stesso album aveva messo la voce nei brani "Rease Me Up", "Easy", "Roar" e "You Belong" ed il connubio è da dire, è davvero ben riuscito; è succeso con i Brooks nel 2004 per "A Little Bit of Time", nel 2006 con i My Robot Friend per il brano "One More Try"...ed ora con i MEN, formazione nata da JD Samson, membro del progetto Le Tigre. La canzone s'intitola "Who I Am to Feel so Free" ed in realtà si tratta di un rifacimento del brano in questione, dato che la versione originale è questa (avviso: tremendo il pezzo quanto il video-clip! Solo per i più ostinati...):


Qui sotto potete ascoltare in streaming il brano con la voce di Antony:
Qui invece, il download (sempre la versione con Antony): http://www.mediafire.com/?2xn1cv0tc7dj2c8

Comunque non c'è che dire, anche nelle partecipazioni più tamarre, Antony fa sempre la sua figura! 

1.21.2011

Playlist 2010 (ed una "piccola" aggiunta al fondo del post: "Wretches & Jabberers")

 Con estremo ritardo, la mia playlist del 2010...che avevo già pronta da inizio dicembre, per poi rendermi conto che per mettere i brani nell'ordine che volevo in una cartella compressa, dovevo convertire tutti i file m4a (acquistati da iTunes o da Cd), in mp3...ciò ha richiesto più tempo del previsto.
Originariamente erano 25 brani, ma siccome il giudizio delle due persone a cui ho fatto ascoltare tutto il malloppo è stato netto: "è pesantissimo!!", ho cercato di ovviare togliendone uno ("Truce" degli Hangin Freud). L'intenzione è di sequenziare i brani in modo logico, non sempre ci sono riuscita, ma almeno nella mia mente un filo conduttore esiste...
(lo so, una copertina più brutta di quella che ho realizzato non è immaginabile, ma le mie doti grafiche difettano molto :D)

                                
  DOWNLOAD  

Tracklist
1 Early Julia Kent & Joalz
2 I See the Sign Sam Amidon 
3 Everything is New Antony & the Johnsons    
4 Grylukvaedy Valgeir Sigurdsson 
5 Gallows CocoRosie 
6 Caramel John Grant
7 Grunt Tube Blue Water White Death
8 Swanlights Antony & the Johnsons
9 Passenger Aleph in Name Current93 
10 In this Shirt The Irrepressibles
11 Your Good Arm Inlets
                                            12 Good Intentions Paving Co. Joanna Newsom                                            
13 Returnal Oneohtrix Point Never (Antony's version) 
     14  The Sadists Jeffrey Luck Lucas
15 Hallucinations from my Poisonous German Street Kaki King
16 Suitcase Man Hjaltalìn 
17 Suspensions Julia Kent 
18 Trattato sulla Natura delle Stelle per Voce ed Harmonium Palumbo/Tomasini 
19 Because You're Gone Little Annie 
20 Split Head Picastro 
21 Learning Perfume Genius
22 The Devil and I (part 1) Lone Wolf
23 Unheard of Hope Baby Dee 
                                                                                    24 The Last Bird Zoe Keating

E poi vengo alla "piccola" aggiunta (la chiamo così, non certo per sminuirla!). Antony ha messo la sua parte nella colonna sonora del docu-film "Wretches & Jabberers", diretto da Gerardine Wurtzburg; un progetto volto a far riflettere a proposito dell'approccio comune nei riguardi delle persone diversamente abili...solitamente uno sguardo colmo di pena e compatimento, atteggiamento che spesso poi provoca in queste persone, mancanza di fiducia in se stesse e mancanza di dignità... Il documentario infatti mostra non le debolezze, ma le capacità e le loro competenze, senza voler impietosire lo spettatore. Comunque, il brano in collaborazione con J. Ralph, s'intitola "Killingly Hard", è molto minimale, la voce di Antony, una chitarra classica ed un violoncello (ma agli strumenti non c'è nessuno dei Johnsons); potete ascoltarla qui sotto (sperando di aver fatto tutto correttamente):
Comunque, per scaricare l'intera soundtrack (che include Devendra Banhart, Vashti Bunyan, Ben Harper...) dato che è molto piacevole, eccola qui (in m4a...formato iTunes):
http://www.fileserve.com/file/ECECfaE/J. Ralph - Wretches & Jabberers Soundtrack by J. Ralph Featuring Various Artists (iTunes Plus).rar
Buon ascolto! :)

12.27.2010

Album 2010 - #01 Antony & the Johnsons "Swanlights"

#01 - ANTONY & THE JOHNSONS "SWANLIGHTS"
Ho letto tutte le critiche e le recensioni...a qualcuno non è piaciuto, molti non ne sono soddisfatti, tantissimi si aspettavano di più...io nella mia poca obiettività (ma sono mooolto di parte in questo caso), lo trovo straordinario ed era l'album che più attendevo per quest'anno! Diverso sì, un album indubbiamente più complesso ed elaborato dal punto di vista concettuale, nuove sonorità ...ma per fortuna, no?!?
Poi un Antony così iper-attivo va premiato: un Ep (Thank You for your Love), la collaborazione con Laurie Anderson (Homeland), la collaborazione con Oneohtrix Point Never "Returnal" (brano eccelso ed il più apprezzato del 2010 personalmente) e poi l'album "Swanlights", ed ancora il libro che raccoglie le sue opere (oggetto che ho preso in 2 copie e che custodisco come una reliquia ;) ...!!
L'unico aspetto "negativo" è l'effetto sorpresa , che come per "The Crying Light", è a metà,  ma non perchè non li trovi due album incredibili (tutt'altro!!), il fatto è che negli anni un bel numero di brani li conoscevo già, dai suoi concerti, dalle registrazioni audio dei suoi live...quindi quel che forse manca è appunto "l'effetto sorpresa" e l'idea di "nuovo album".
Siccome il primo ascolto è il più importante secondo me, quello che segna i successivi, dunque:
Metà ottobre, mi arriva "Swanlights" in Lp accompagnato da un poster gigante (1,50m x1,04) della copertina e mi arriva anche in Cd...per il libro dovrò aspettare inizio novembre, così me lo faccio prestare dal mio solito amico cui è arrivato prima, e mi faccio portare (non potendo guidare data l'operazione ed i chiodi nella gamba), nel posto che avevo prestabilito per il primo ascolto, ossia nella casa estiva di mia nonna, in montagna...sicché ha un giardino enorme. È una bella giornata, non fa neanche freddo, è sereno...mi siedo in giardino, faccio partire l'album sul mio iPod ed intanto accompagno l'ascolto sfogliando il libro...
Swanlights vale già il primo posto solo per "Eveything is New"...dopo anni di ascolti solo in versioni live, finalmente la versione studio e con questa, il ribaltamento del suo significato; dapprima un brano che ho sempre trovato assolutamente soggettivo, che cambiava a seconda del mio umore; la descrizione di quell'istante in cui un evento qualsiasi, per quanto banale, come una bella giornata di sole in cui si scorge qualche gemma sui rami degli alberi, a segnare la fine dell'inverno, o viceversa una visione pessimista ...ma comunque quell'istante che per qualsiasi ragione segna un'alterazione della nostra percezione della realtà...e poi Swanlights mette fine a questa visione soggettiva, attribuendo un significato diverso ed oggettivo al brano: una nuova percezione di se che permette una nuova apertura alla realtà, quindi vista con una consapevolezza diversa. Stupendo! Poi la seconda sorpresa: "The Great White Ocean" in una forma più lineare e soprattutto alleggerita dal "caos" che caratterizzava la versione utilizzata da Prada nel 2007 (che però forse continua a piacermi un po' più);  e poi "Ghost", non è semplicemente fantastica??!!?? A questo punto il primo pacchetto di fazzoletti è già andato...ho la lacrima facile :)
Arriva finalmente un brano mai sentito prima "I'm in Love"...ed è una sorpresa!...amo il susseguirsi di immagini che si proiettano nella mia testa seguendo il testo, amo il ritmo e la sonorità così insoliti, mi convince subito! (L'ho persino inserita nella playlist che utilizzo quando vado a correre...quando potrò finalmente ricominciare!). Segue "Swanlights"...rimango imbambolata...questo inizio che sembra trascinarsi a  fatica, come un risveglio dopo una notte agitata ed insonne, cupo, opaco, affaticato (perfetto!), per poi "esplodere" in una rinnovata vitalità ed è a questo punto che le parole:
"A spirit jumps out of a body and turns into a violet ghost"
trovano il loro pieno significato. A questo punto non riesco a procedere, la riascolto altre 3 volte di fila completamente persa e meravigliata. E qui la versione acustica pubblicata dal The Guardian che poi ho caricato su youtube:

 Riesco a procedere ed arriva il brano per me più emozionante (e forse che preferisco dell'intero album) "The Spirit was Gone", ed a questo punto ho fatto fuori anche il secondo pacchetto di fazzoletti. Poi il brano accompagnato dalle sequenze del film diretto da Peter Sempel "Just Visiting this Planet" (che straconsiglio!), in cui Kazuo Ohno e suo figlio Yoshito trasformano semplici movenze ed espressioni in Arte e poesia...beh è davvero struggente:
Quanto a "Thank You for Your Love" non è che non mi piaccia, nell'Ep sta benissimo, ancor più bella la versione live leggermente rivista nel testo, in cui a ringraziare dell'amore ricevuto non è una persona, ma la Natura...però nell'album non ci vedo molto senso, discosta da tutto il resto e messa dopo "The spirit was gone", interrompe bruscamente l'atmosfera creata.
Poi il duetto che forse non aveva preventivamente intimorito soltanto me :), dati i precedenti con la stessa Bjork, non proprio eccelsi...ed invece "Fletta" è un gioiellino, con cambi di ritmo al pianoforte, che ogni tanto mi ricordano Sakamoto in "Composition 0919" (mah), personalmente ne sono soddisfatta, insomma, Bjork non pianta nemmeno urla insensate!
Così si arriva agli ultimi due: "Salt, Silver, Oxygen" in versione orchestrale come per "Ghost" e qui la presa di coscienza, la consapevolezza rinnovata che riflette e vede la realtà sotto nuove spoglie..."Elect the Salt Mother, for she's a selective Christ", e se Cristo fosse stato una ragazza? Se non fosse stato il testosterone a prendere le decisioni nella Storia, e con esso i suoi naturali risultati: competizione, aggressività, insensibilità, prevaricazione (non è un attacco al genere maschile il mio eh), ma invece fosse stato il femminino, quindi un innato senso materno e protettivo, la sensibilità, quindi anche una maggiore cura e rispetto della Natura...come sarebbe stato? E' una speranza che questo spirito possa farsi strada ora...sarebbe bello, ma quando la donna assume, per necessità, per farsi strada, per fare carriera in una società così maschilista, lo stesso atteggiamento aggressivo e competitivo che l'ha sottomessa per millenni, allora la società non ha davvero più alcuna speranza!
Termina poi con "Christina's Farm" (tornano le CocoRosie :D), il brano che mi ha più incantata nello scorso tour sinfonico, 7 minuti che crescono lentamente, con una dolcezza unica, fino a quando le orchestrazioni diventano sempre più corpose e la voce di Antony ripete con un tono ipnotico "Everything was new, every sock and shoe. My face and your face, tenderly renewed", lasciandomi incredula e disarmata a chiedermi come sia possibile per un essere umano produrre qualcosa di così raffinato e  profondamente bello.
Ad oggi il mio numero di ascolti è arrivato a quota 102 in poco più di due mesi, ogni ascolto mi da una percezione differente del significato dell'album e credo che prima di comprenderlo totalmente ce ne vorrà ancora parecchio così come le modalità di ascolto che devo affrontare: in una giornata assolata, all'esplodere della primavera, in una notte estiva limpida e con la Luna piena...
L'unica cosa Antony, appurato che la notizia sul tuo ritiro dai tour era una baggianata, è comunque dal 12 agosto del 2009 che io non ti vedo...e mi manchi! Se volessi ripartire magari in primavera... :) noi ci siamo!

10.01.2010

The Life and Death of Marina Abramovic

La vita, la mente, la genialità di Marina Abramovic, una delle performer artist più quotate e brillanti, ma anche coraggiose e sfrontate; uno degli attori (a mio parere) più talentuosi: Willem Dafoe (anche se di cavolate nella sua vita artistica ne ha fatte eccome!) e  la musica di Antony, il tutto sotto la direzione artsistica di Robert Wilson, questo è (sarà) "The Life and Death of Marina Abramovic".


 Parlare anche solo in breve delle esplorazioni artistiche di Marina Abramovic comporterebbe ugualmente un post estremamente lungo, ma per chi non la conosce (male, molto male! :D), bisogna dire che ha affrontato: schiaffoni in faccia, serpenti ("Dragon Heads"), spazzolate violente di capelli ("Art Must Be Beautiful"), il gioco del coltello tra le dita ("Rhythm 10"), fiamme e perdite di sensi ("Rhythm 5"), tagli causati dagli spettatori di fronte a cui lei è rimasta inerte ("Rhythm 0"), qualsiasi atto di autolesionismo nato dal bisogno di conoscere fino a che punto il nostro fisico e la nostra mente possono spingersi ("Lips of Thomas").
Qui è possibile visionare qualche filmato delle sue performance:
http://www.ubu.com/film/abramovic.html 
Per ultimo, tra marzo e maggio (2010), Marina Abramovic ha realizzato al Moma di New York, la sua performance "The Artist is Present". Per ben 3 mesi, 7 ore al giorno, si è seduta sulla stessa sedia ed ha fissato senza accennare alcuna parola, chiunque le si sedesse di fronte (alla fine circa 1400 persone). Il tempo era soggetto alla decisione individuale, andando dai pochi secondi ai 600 minuti di resistenza di un'artista (che a sua volta ha definito la sua "contro-esperienza" come un'opera d'Arte). Ovvio, tra i tanti si sono apprestate anche alcune celebrità (Isabelle Huppert, Rufus Wainwright, Lou Reed, Antony Hegarty, Christiane Amanpour...etc etc).Qui è possibile visionare TUTTI gli scatti effettuati:
http://www.moma.org/interactives/exhibitions/2010/marinaabramovic/

Comunque, la premiere di "The Life and Death of Marina Abramovic" avrà luogo in occasione del Manchester International Festival a Luglio 2011 (successivamente a Madrid nell'Aprile 2012), nel link, date e maggiori informazioni:
http://www.mif.co.uk/event/robert-wilson-marina-abramovic-antony-willem-dafoe-the-life-and-death-of-marina-abramovic/
allora, tutti a Manchester! :)

 


6.10.2010

Connubio Hegarty-Ludlam.

Il 22 febbraio scorso a New York sono state presentate finalmente per la prima volta al pubblico, restaurate e digitalizzate (dopo vari tentativi ristretti a pochi privilegiati) due opere di e con Charles Ludlam :

-"Museum of Wax" (visibile qui: parte 1  parte 2  parte 3);
-"The Sorrow of Dolores" ;

io quella notte ero a casa a mangiarmi le mani pensando che con molta probabilità non li vedrò mai proiettati in un cinema, e quando seppi che alla presentazione era presente anche Antony Hegarty...arghh ho capito di essere proprio nata nella città sbagliata...è stata una nottata triste, avrei fatto un 2in1 perfetto!!:(

Charles Ludlam fa parte di quella comitiva che tra la fine dei '60 e la metà degli '80 ha proposto opere cinematografiche e teatrali d'avanguardia, ben lontano dall'ottica hollywoodiana di far soldi e non Arte, e se posso dirlo...erano ancora più "sfigati" (inteso come pochezza di budget) della cerchia di Warhol (Holly Woodlawn, Jackie Curtis & Co); nel 1967 fonda la "Ridicolous Theatrical Company" e scrive/interpreta/dirige opere teatrali quali: "Le Borgeois Avant-Garde", "The Mistery of Irma Vep", si da anche al cinema tra cui "Museum of Wax" ed "Underground and Emigrants", ma non disdegnerà anche la tv, partecipando ad un episodio di Miami Vice :). Come scritto poco fa, alla presentazione ed alla visione ha partecipato anche Antony Hegarty:

Ludlam muore nel 1987 a causa di un peggioramento del suo stato di salute dovuto all' HIV, lasciando incomplete alcune sue opere, che il compagno Everett Quinton man mano nel tempo ha riportato alla luce.
Ad oggi, riferendosi a questa tipologia di cinema (che coinvolge prettamente la comunità gay) che comprende l'avanguardia, l'horror di serie B, corti, medio-metraggi e tutto il cinema di nicchia immaginabile, è in parte "diffuso" e supportato da un personaggio qui praticamente sconosciuto: Peaches Christ, regista/produttrice/attrice/dispensatrice di film/factotum/drag queen che con l'ausilio di John Waters (quando non è in periodo "Hairspray" o cose alla Tim Burton), e grazie alla sua casa produttrice "Backlash Production", organizza le serate "Midnight Mass" in cui  riesce a portare ad un pubblico più vasto (in giro per gli USA ma è anche arrivata in Belgio, Olanda e Svizzera non molto tempo fa), prodotti così di nicchia.
...ed io qui mi mi DEVO sempre accontentare di qualche cine-forum in cui però per  fortuna, posso dire che qualche soddisfazione talvolta me la son tolta! (Holly Woodlawn presente per la proiezione di "Broken Goddes", per ultimo).
Ahhh...!!

Cambio argomento, ieri purtroppo si è venuto a sapere che "Dispenser", trasmissione Radio2 condotta da Costantino della Gherardesca e Federico Bernocchi è stata chiusa dopo 10 anni per decisione della direzione, per motivi non ben precisati, ma non di certo legati all'ascolto! Scelte e contenuti troppo liberi? E' ovvia la speranza che da qualche parte possa ricominciare la trasmissione, ma sono molto tentata di boicottare del tutto Radio2 rinunciando anche a "Moby Dick"! http://www.dellagherardesca.com/2010/06/09/dispenser-chiude/#more-714